La maggior parte delle volte in cui mi ritrovo a parlare dei 1975, è pressochè inevitabile che, la persona a cui mi sto riferendo, mi chieda che genere facciano in specifico o, quanto meno, in quale genere possano essere catalogati.
La mia risposta, quasi in automatico, è che io il genere dei 1975, non ho mai capito quale fosse.
Le opzioni , quando avvengono questo tipo di considerazioni, sono fondamentalmente due.
La prima potrebbe riguardare quanto, la band in questione, abbia un’impronta talmente fievole da provare a gettarsi in quasiasi sorgente d’acqua, pur di fare musica.
La seconda invece, potrebbe riguardare il fatto che, sempre la band in questione, possa avere una maestria tale da potersi destreggiare su più fronti – a livello strumentale e di spunti testuali – risultando credibile nella maggior parte dei casi.
Ecco, ho sempre ritenuto la discografia The 1975 degna di essere catalogata nella seconda opzione nonchè, questa impossibilità di categorizzarli in qualsiasi range, la loro più grande forza.
Nel corso della giornata di questo – gelido – 30 Novembre, potremmo avere le conferme di quanto citato qui sopra o le clamorose smentite.
Il tutto in un progetto – attesissimo – che prende il nome di A Brief Inquiry Into Online Relationships.
Il fil rouge, nonchè conduttore dell’album, a detta di Matty e compagni vuole essere un’analisi sul rapporto e sulle influenze che la globalizzazione – e nello specifico Internet – ha portato sulla nostra società.
Il tema trova il suo terreno fertile grazie a testi potentissimi, talmente diretti da essere in grado di fornire quasi delle immagini a livello mentale, in supporto ai concetti trattati.
L’album mantiene spesso un’ombra quasi gotica, che raggiunge l’apice della sua inquietudine all’interno di The Man Who Married a Robot , un tête-à-tête con Siri che ti mozza il respiro.
Il disco profuma di Inghilterra, di cantine deteriorate dai suoni delle chitarre, di musicisti jazz afroamericani, di attualità e di politica, di instrumental che ti consumano le dita e di pop americano al limite del radiofonico.
Ed è riuscitissimo.
E’ riuscitissimo perchè analizza sì, l’avvento tecnologico in tutta la sua inquietudine, ma non ne dà una visione retrograda o totalmente deviante.
E’ riuscitissimo perchè è la congiunzione di un sacco di aspetti, temi e spunti che qualsiasi altra band avrebbe potuto tramutare in un accozzaglia di oggetti senza arte nè parte.
Ma non i 1975.
I 1975 presentano un progetto – il loro migliore probabilmente – che li rende una delle pochissime band sul mercato con una personalità talmente definita, da gettare all’aria una qualsiasi categorizzazione.
pic credits : @the1975 Instagram
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