Attendevo questo live report con il fremito impertinente dei gatti che attendono i grattini sulla schiena e con il guizzo – altrettanto impertinente – dei pesci rossi in vista della cena.
Attendevo questo live report perché, anche se questo blog è ormai ridondante di testimonianze della mia liaison di vita con i Tokio Hotel, fino ad un live report non mi ero mai spinta: si parlava solo di tentativi di fuga all’età di nove anni e video riprese ai concerti, illegali in 124 stati civilizzati. (QUI VEDERE PER CREDERE)
Ho assistito alla tappa milanese del Melancholic Paradise Tour e suppongo sia doveroso, moralmente parlando, dividere la mia testimonianza in due pannelli ben distinti: se mi limitassi a parlare di tecnicismi, dopo la lettura del pezzo antecedente, risulterei credibile come un melone sulla tavola di Natale.
PARTE EMOTIVA / IMBARAZZANTE / CENSURABILE
Bill Kaulitz mi conduce in uno stato emotivo che, nella vita quotidiana, tendo a reprimere per il bene della società in cui mi trovo.
Il concerto al Fabrique, dal punto di vista trash e sentimentale, è stato l’ennesimo posizionamento sull’altarino delle emozioni del mio frontman del cuore per eccellenza; la millesima constatazione di quanto lo ritenga disumano a livello vocale, stilistico e di impronta scenica, ad un punto tale da affibbiargli l’epiteto femminile di Regina, il tutto per spingerne il significato all’ennesima potenza.

PARTE TECNICA / DA BLOGGER / PER NON CHIUDERE BARACCA E BURATTINI
Il Melancholic Paradise al Fabrique di Milano è un pezzo di carta dove, i Tokio Hotel, attestano quanto ormai siano una band che si conosce minuziosamente e che, grazie a questo fattore, sa incastrare alla perfezione i tasselli nella costruzione di uno show.
Iniziando dall’opening act, i Tokio Hotel si cimentano nella scelta di una band dannatamente interessante e di cui, senz’altro, andrò a documentarmi più approfonditamente: loro sono gli Charming Liars e vi lascio QUI un canale di riferimento per iniziare a prendere consapevolezza di un progetto davvero figo.
Tornando a giocare in casa Tokio, Bill, il cantante, mostra una versatilità vocale importante ed una presenza scenica che decreta la sua essenza primitiva appartenente a questo mestiere ; Tom, Georg e Gustav, si dimostrano d’altro canto musicisti super navigati, con un background alle spalle abbastanza solido per offrire uno spettacolo sonoro altrettanto solido, di circa un’ora e trenta minuti.
Funzionano la grafica e i concetti visual, ormai elementi cardine negli show dei Tokio Hotel degli ultimi anni: luci stroboscopiche, laser e un attenzione quasi maniacale al mondo della moda, in un cambio di outfit continuo che ti invoglia a sfoggiare tacchi vertiginosi e borchie, per recarti all’Eurospin più vicino.
L’unico neo della serata, riguarda la scaletta: la malinconia, filo conduttore della tournée, avrebbe riscontrato radici più proficue all’interno di un equilibrio più delineato fra presente e passato.



L’errore che si commette spesso quando si tratta dei Tokio Hotel, è quello di collocarli in uno spazio temporale congelato e privo di una metamorfosi.
Spoiler: gli anni trascorrono, le persone cambiano e, l’attualità dei Tokio Hotel, è una consapevolezza musicale molto solida ed un progetto sonoro / stilistico / intenzionale super figo che, fra l’altro, vi consiglio di sentire.
TROVATE TUTTI I VIDEO DEL CONCERTO SULL’ACCOUNT INSTAGRAM DI MICALIEN @MICALIENBLOG.
(no, niente video in cui inneggio al mio amore imbarazzante per Bill: l’emigrazione in Burundi non è ancora nei miei piani).
Cavoli non li ricordavo più…
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Felice di averli ricondotti alla tua memoria! 🌹
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Grazie Micaela per questo post 😊😊
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Grazie a te Vicky un abbraccio 🌹
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Grazie for connecting! I need to figure out how to translate this…:) Deb
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Hi Deb, thank you for your kind comment. 🌹In this space you can find the Google translate widget at the bottom of the page!
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