Corre come un fulmine l’otto gennaio del 1947.
Siamo a Londra dove, il London Weather categoria Winter 1947, sostiene si fossero registrati 5 mm di pioggia nell’arco della giornata.
Fra un millimetro e l’altro, veniva al mondo David Robert Jones che, in seguito, venne consacrato al mondo con un sacco di pseudonimi e identità differenti fra loro ma che, al momento, andremo a chiamare David Bowie.
Durante la scrittura e l’elaborazione di questo articolo, mi sono chiesta più volte quale direzione fosse più corretto selezionare nella comprensione e nella presentazione di questo artista.
Avrei potuto intraprendere una strada dagli sbocchi prevalentemente biografici: figo, interessante, Wikipedia lo fornisce da anni.
L’altra opzione, sarebbe stata quella di creare una scaletta di natura pseudo-cronologica, con le tappe fondamentali e di natura musicale della carriera di David Bowie: super figo, super interessante, fatto e per giunta in un tripudio stupendo di abilità e narrativa, in un articolo di Rolling Stone Italia che ho adorato.
DAVID BOWIE, L’IMPORTANZA DI ESSERE ZIGGY STARDUST.
La morale di questa favola è che, in concreto, ho scelto di non scegliere.
Questo articolo non seguirà una linea, il che potrebbe condurmi in un burrone o sulle vie del paradiso.
Anzi: è più corretto dire che questa linea si irradia da un viaggio notturno in auto, due lampioni al km e Lazarus dalle casse.
Se avete voglia di seguire me e di seguire questa sconclusionata serenata illustrativa dedicata a David Bowie, vi aspetto. Al varco.
Quando qualche anno fa ho cominciato ad interessarmi in maniera più approfondita all’esistenza di David Bowie, mi sono ritrovata a scoprire un sacco di cose.
Il primo fattore che mi colpì, fu la stretta congiunzione fra il suo storico familiare e la concezione quasi viscerale che ebbe nei confronti della creazione della musica.
David Robert Jones, infatti, possiede alle spalle una storia familiare caratterizzata da malattie mentali, suicidi e personalità borderline.
Questi fattori, lo portarono spesso a dubitare della stabilità della sua psiche e lo condussero a vivere gran parte della sua esistenza con la convinzione che, se fosse riuscito a rigettare queste vicessitudini psicologiche nella musica, avrebbe trovato una via per interrompere queste tendenze.
Credo che tutti questi passaggi legati alle sue vicessitudini personali, si siano rivelati terreno fertile per i tasselli che sarebbero andati poi a comporre la sua carriera artistica.
Uno su tutti, la creazione e la vestizione dei panni di Ziggy Stardust: un alieno giunto da un altro pianeta che fece del dolore e dei principi legati alla diversità il suo canto e che una volta sulla Terra – qui cito direttamente Rolling Stone Italia – ha trovato il rock n’roll.
Ziggy Stardust indirizzò una quantità inclassificabile di persone alla scoperta della propria identità – che fosse sessuale o semplicemente musicale – eppure, ad un certo punto, andò ad incrinare la concezione che Bowie aveva della sua.
Era lui a creare i suoi personaggi o erano i suoi personaggi a definirlo? In fondo, erano la stessa cosa?
DAVID BOWIE: DA DOVE PARTIRE
Quando ci si approccia ad un artista con questa discografia mastodontica alle spalle e non si ha la fortuna di averlo vissuto “in diretta” , non si capisce mai da dove sia più corretto orientare l’ascolto in partenza: non abbiate il timore di partire dalle basi.
Consumate Space Oddity, deteriorate Life On Mars, spammate Heroes.
Quando avrete acquisito maggiore consapevolezza delle radici di questo artista, non dovrete fare altro che inoltrarvi: nei meandri, negli angoli, all’interno di ciò che rimane sotto il tappeto.
Ho creato una playlist, tramite l’account Spotify del blog, che può orientarvi in questo senso.
Troverete qualcosa di nuovo, qualcosa di vecchio e qualcosa di blu per la vostra congiunzione musicale con David Bowie.
Quando ascolto i pezzi di Bowie, dal varco più mainstream al taglio più ricercato, ho la sensazione che, fra le righe, sia riscontrabile una sorta di linea comune, nonchè la forza primaria della sua discografia: fornire immagini senza proiettare immagini.
Mi spiego meglio: ogni canzone cela uno scenario che, nonostante si rapporti solamente alla forza del suono, è così chiaro e netto che sembra avvalersi della potenza dell’arte visiva.
Se siete particolarmente giovani, se non avete vissuto Bowie come vorreste averlo vissuto o volete semplicemente ripercorrerlo, vivete David Bowie e la sua discografia con questo approccio: come un’esperienza primitiva legata alle arti visive.
E non tentate mai di analizzare la sua discografia, di comprenderla, di sezionarla minuziosamente: con molta probabilità, fallireste nel vostro intento.
Bowie è un artista illogico e netto al tempo stesso.
Ha dato vita ad un catalogo discografico ricco di riferimenti all’astrologia, ad universi paralleli e ad un tipo di libertà di espressione che non soccombe ai bisturi della razionalità.
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David Bowie ha inaugurato la rubrica YOU SHOULD MEET tramite un testa a testa con Kurt Cobain sull’account instagram @micalienblog .
YOU SHOULD MEET vuole essere uno spazio di approfondimento su artisti a vostra scelta, mediante articoli che seguiranno la linea – non linea di questo pezzo su Bowie.
Che ne pensate? Avete artisti da propormi per i prossimi spazi? Avete esperienze da condividere rimanendo in tema Bowie?
Sarei veramente contenta di ricevere un feedback, anche sull’entità di questo progetto!
Molto interessante! Per una delle prossime puntate ti suggerirei qualche leader di gruppi: Peter Gabriel dei Genesis oppure Roger Waters dei Pink Floyd
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Magnifici suggerimenti a cui mi iscrivo.
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Grazie mille 🙏
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Ti ringrazio Romolo, ci penserò sicuramente 🌹
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I tuoi articoli sono sempre interessanti e con un approccio molto originale. Saluti e buona estate.
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Grazie davvero di cuore, super apprezzo! Buona estate a te 🌹
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Ciao Mic. Se vuoi sapere cosa ne penso di Bowie ti linko un post che scrissi l’anno scorso dedicato a una sua raccolta (https://gramonhill.wordpress.com/2018/04/28/dieci-dischi-in-dieci-giorni-giorno-2-changesbowie-di-david-bowie-1990/).
Alla fine del post trovi il link a un altro post che scrissi subito dopo la sua morte. Sono contento di vedere che anche tu provi fascino e ammirazione verso il Duca 😊
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Grazie Luca, ci volo subito! 🙏
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Quando dici che l’ascolto di Bowie è un’esperienza legata alle arti visive, cogli un aspetto essenziale della sua arte. Io l’ho sempre definito, infatti, un pittore della musica. Perché lui più di ogni altro merita l’appellativo di artista. Per i prossimi post potresti pensare ad artisti come Iggy Pop e Lou Reed, gente che deve molto a Bowie.
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Mi piace tantissimo l’epiteto di pittore della musica! Grazie per i suggerimenti 🙏
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