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Funeral degli Arcade Fire.
Ci sono un sacco di ghirigori che potrei proporre ma l’inevitabile somma di tutto quello che potrei – o non potrei – dire mi ricondurrebbe a Funeral degli Arcade Fire.
Anno 2004, un album che Rolling Stone definì solo nel 2019 uno degli ultimi misteri della fede apparso ai nostri occhi e che in questo articolo – bellissimo – associa a funerali, rinascite e anticamere dell’eternità.
Ho pensato a tutti gli aggettivi possibili per condurvi all’ascolto di questo disco ma sono giunta alla conclusione che andrei a risultare inevitabilmente riduttiva.
Vi posso dire che mi ci sono scontrata slash incontrata anni fa e che durante questa quarantena è stato uno dei miei migliori confidenti.
Mi ha riportato alla mente un sacco di cose e mi ha permesso di abbracciare idealmente tante figure retoriche, tanti profumi del passato, tanti cassetti dimenticati.
Nella restante parte di questa ripresa vi auguro di ritagliarvi un angolo di tempo in cui possiate rifugiarvi nella lettura del testo di In The Backseat e perdervi conseguentemente in tutte le metafore di esistenza che vi getta davanti agli occhi.
Qual è stato il vostro album braccio destro nel corso di questo periodo?
Sarei ben felice di leggervi nei commenti utilizzando l’hashtag #ilmioalbumdaquarantena .
Sono ben accette esperienze e sensazioni a riguardo: il trash è compreso.
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