You Should Meet Another Friend: Kurt Cobain

Kurt Cobain: per la cultura di massa un tributo blasfemo al fantomatico mondo delle stampe frontali sulle t-shirt, agli occhiali da sole tondeggianti e ai post su instagram aestethically pleasing dove si citano spezzoni della sua lettera di addio e riferimenti alla sua iconica relazione con Courtney Love.

Nel senso più intrinseco e personale, nonostante la maglia svolazzante in tie dye dei Nirvana ben ripiegata nell’armadio, Kurt Cobain è la fonte dove la mia incazzatura prende forma e si libera, prende forma e si libera nuovamente.
Le mie arrabbiature più ardite, i miei dolori di stomaco più prorompenti trovano il graffio espressivo nella discografia dei Nirvana che ho amato, sopravvalutato, sottovalutato e compreso ad ogni ascolto.

Per dovere di cronaca e per blessare Wikipedia – che abbiamo rischiato di perdere nel dibattito sulla legge del copyright – Kurt Cobain viene al mondo il 20 Febbraio del 1967 nella città di Aberdeen, nello stato di Washington.
Gli anni successivi sembrano concatenarsi fra serenità apparente, attitudini artistiche precoci, Beatles, Ramones e i primi eventi traumatici che andranno piano piano a compromettere la stabilità psicologica di Kurt.
Il tutto si realizza e si concatena sino a dove voglio ampliarmi maggiormente nel corso di questo racconto, perchè lì si cela e va a solidificarsi l’iconicità di Kurt Cobain: gli Anni Novanta.

Seppur i Nirvana presero vita nel corso del 1987, la denominazione nineties potrebbe considerarsi tranquillamente un sinonimo stantio per indicare la supremazia assoluta dei Nirvana, di Kurt Cobain, del grunge e della sua conseguente beatificazione.
Nonostante il suicidio di Cobain – solo quattro anni più tardi rispetto all’inizio degli anni 90 – ebbe un impatto mediatico che andò a causare idealizzazioni e sensazionalismi, è profondamente e moralmente errato andare a riassumere la discografia di quegli anni all’interno di un colpo di fucile.
Senza bisogno di specifica è ciò che, il pianeta, per definizione ed antonomasia, si è ritrovato a fare.

L’iconicità di Cobain, in quella che è la mia opinione e la mia concezione generale, è da riscontrarsi nella cripticità dei suoi testi, nel sarcasmo narrativo e nelle espressioni metaforiche delle sue visioni, nonchè nella costante denuncia nei confronti di un sacco di varianti nella società.
I testi di Kurt potrebbero essere stati scritti trent’anni fa e l’altro ieri, per impronta ed attualità e Cobain è da considerarsi un evergreen in questo senso.

DA DOVE PARTIRE

Nevermind: per alcuni è il capolavoro incontrastato, per altri l’album più sopravvalutato nella storia della musica.
Deciderete voi da che parte stare, ma non è questo il punto: Nevermind potrebbe rivelarsi una chiave verso la comprensione o il tuffo nel vuoto dell’incomprensione.
Capirete tutto e non capirete niente anche se – spoiler di deviazione – l’album cela il pezzo dell’intera discografia Nirvana a cui sono più affezionata: Something In The Way.

Come di consuetudine all’interno della rubrica You Should Meet, ho creato una playlist che possa rappresentare una specie di sentiero all’interno delle discografie mastodontiche e incontrastate.
Ovviamente, ci troverete i pezzi che, nel mio modesto parere, rappresentano un tassello e una guida alla conoscenza generale.

Questa era la mia serenata senza forma a Kurt Cobain: il custode irreverente della mia rabbia e dei miei graffi nello stomaco.

Qual è la considerazione, il ruolo, il posto di Kurt Cobain nelle vostre esistenze?
Vi leggo qui sotto!

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6 pensieri su “You Should Meet Another Friend: Kurt Cobain

  1. I Nirvana sono entrati nella mia vita piuttosto recentemente, avendoli sempre considerati “una cosa da grandi” per poi rendermi conto che sono grande anche io. È stata un’esplosione, una bomba che ha squarciato il cielo, mi ha rovesciato lo stomaco e ha aperto una voragine nel terreno. Quanta forza, quanta passione, rabbia, disperazione in quei testi, in quella musica ed in quegli occhi. Penso che la rabbia cristallizzata nel suicidio di Cobain abbia garantito l’eternità e la solennità al suo ricordo.

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  2. Ho incontrato Cobain fino al college ed ero più interessato all’approccio esistenzialista ad ascoltarlo, a capire il disincanto che un’intera generazione che, finalmente, sembrava aver commesso suicidio molto prima dei fenomeni che descrive nelle sue canzoni. Ottimo articolo, Mica. Abbraccio da Villahermosa.

    Piace a 2 people

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